Pippo, un mito di ippopotamo
«A letto dopo Carosello!»: un’espressione che rievoca un momento significativo della storia del costume italiano e che ancora risuona nella memoria di chi, tra gli anni ’60 e i ’70, viveva la propria infanzia rallegrato da quell’esaltante “scatola magica” che era la televisione. Il Carosello, con i suoi dieci minuti di spensieratezza, scandiva i ritmi delle famiglie italiane, alimentando la fantasia dei più piccoli con amatissimi personaggi creati ad hoc dalle più importanti agenzie pubblicitarie.
Lo studio di Armando Testa (Torino, 1917-1992) ha avuto, in questo senso, un ruolo di primo piano: grazie al contributo di un team di creativi d’eccezione, ha dato i natali a veri e propri eroi del piccolo schermo divenuti simboli della cultura italiana del tempo, oltre che icone del design nostrano. Tra i protagonisti assoluti del Carosello nati nell’ambito dello Studio Testa, Pippo, l’ippopotamo della Lines, resta ancora oggi uno dei più memorabili, al punto da rasentare il mito. A realizzarlo fu un giovanissimo e talentuoso Santo Alligo, allora fresco di formazione tra la Civica Scuola d’Arte Ceramica e lo studio di Anna Maria Carusi. La realizzazione di Pippo si inserisce a pieno titolo nel suo iter artistico e può essere definita la sua prima importante esperienza in qualità di scultore contemporaneo.
Come è nato Pippo
Racconta Santo Alligo: “L’ippopotamo Pippo, realisticamente scolpito in poliuretano espanso dall’artista Piero Gilardi in due pezzi, venne abbandonato dopo una prima serie di Caroselli perché inamovibile. Sulla base di un logotipo al tratto -preso da una rivista americana, e per il colore azzurro dalle ceramiche degli ippopotami azzurri dell’antico Egitto- Armando Testa e l’art senior Aldo Lanfranco, affidarono al sottoscritto, grafico e scultore alle dipendenze dell’agenzia, la realizzazione di un nuovo ippopotamo che potesse muoversi. Realizzato, con coltello e forbici, un primo modello in poliuretano, realizzai successivamente l’opera in scala reale. Lo provammo in corso Massimo d’Azeglio a Torino; ma questo primo Pippo non soddisfò pienamente la direzione. Su disegno fornitomi da Silvano Guidone, altro art dell’agenzia, ne scolpisco uno nuovo in grandezza naturale, ma anche quest’ultimo non incontra il gusto di Testa.
Faccio un nuovo modellino sulla base di miei disegni – in quel periodo Testa aveva altro cui pensare perché stava trasferendo l’agenzia da corso Massimo in corso Quintino Sella – questa volta con risultati soddisfacenti. Per i meccanismi interni, movimento collo, apertura bocca, movimento delle palpebre…
Mi feci aiutare da Antonello Beniamino, fotografo dello Studio con il pallino della meccanica. Con le dovute modifiche per renderlo più leggero e più agile nei movimenti, provammo l’ippopotamo a Valle Ceppi, con il regista Corrado Farina che però non se la sentì di girare i caroselli, in quanto i movimenti dell’ippopotamo erano lenti. Correva il 1967.
La regia dei caroselli venne allora affidata a Ezio Perardi: i due ragazzi all’interno del pupazzo erano il grafico Loris Dalmasso e Walter Danzero, dipendenti dello Studio. I caroselli vanno in onda con successo.
Su Grazia venne pubblicato un servizio con fotografie e con un mio disegno per far vedere l’interno dell’ippopotamo. Avrei tanto desiderato di vedere il mio nome, come autore, ma quello era un periodo in cui il nome dei collaboratori o degli autori dipendenti non venivano fatti conoscere. A 18 anni partii per il servizio militare. Circa tre/quattro anni dopo, l’agenzia mi affidò la realizzazione di un nuovo Pippo, perché il primo si era deteriorato.
Per questo secondo modello, chiesi ad un amico, il chimico Remo Testa, di studiarmi una vernice azzurra per rendere la pelle dell’ippopotamo più resistente e meno soggetta all’usura, con un conseguente appesantimento della struttura.
Nel 1972 si concluse la mia collaborazione con l’agenzia Testa. Dieci anni dopo quest’ultima mi chiese di scolpirne un terzo in sostituzione del secondo deteriorato, ma il mio impiego in altra agenzia me lo impedì. Così lo Studio Testa si rivolse, per realizzare questa nuova copia, a Silvio Conti che si fece coadiuvare dal Danzero, impiegati come scenografi alla Delfa Film.”
(testo tratto dal sito www.santoalligo.it)
Lo Studio Testa, dunque, si rivolse allo scenografo Silvio Conti, il quale si avvalse dell’aiuto del collega Walter Danzero. In quell’occasione, Pippo tornò a far parlare di sé su La Stampa, attraverso una serie di articoli che avviarono tra Armando Testa e Santo Alligo «una piccola querelle mai risolta» -come la definisce Alligo- sulla paternità intellettuale dell’opera.
Più del dibattito, ancora oggi non pienamente risolvibile, è interessante notare come già all’epoca, a neanche vent’anni dalla sua nascita, Pippo fosse già storicizzato. I tempi erano cambiati: il Carosello, ormai un ricordo. Di Pippo, però, oltre all’immagine (tuttora impiegata dalla Lines), resta un’ineguagliabile vivacità, una freschezza di contenuti che è frutto della creatività di Santo Alligo e dello studio Testa.
La popolarità è tale che, negli anni ’80 e per tutti gli anni ’90, Pippo diventa un giocattolo per bambini, da conquistare: infatti non era in vendita, si poteva ottenere solo con una raccolta punti dei pannolini Lines.
Il marchio Lines fu creato dalla Fater, azienda del Gruppo Angelini, nata nel 1958 e diventata nel 1992 una joint venture paritetica fra Angelini e la multinazionale Procter & Gamble. Dopo gli anni ’90 il marchio Lines fu ceduto alla Kimberly-Clark, che lo commercializzò con il marchio Huggies®, fino alla completa abolizione del marchio Lines per i pannolini (attualmente rimasto solo per gli assorbenti femminili).
Oggi
Nel 2013 il mitico ippopotamo Pippo, da sempre associato nell’immaginario dei consumatori al mondo dell’infanzia, ricompare in un nuovo sito (www.ilpannolinogiusto.it), in una pagina Facebook, in un canale Twitter “Pwipper” e in un’app per scaricare contenuti speciali a lui dedicati.
Il celebre ippopotamo blu di Armando Testa ritorna protagonista in versione digitale!