Amanti della fotografia in bianco e nero? Ecco a voi lโopera โ16 fotografie siciliane dallโarchivio di Enzo Sellerioโ, 1969, Tipografia Torinese Editrice. La cartella, rara e perfettamente conservata, รจ in seta grigia con i titoli in nero e contiene 16 tavole fuori testo stampate in rotocalco piano raccolte in una tasca. Ad accompagnarle un opuscolo di 4 pagine con uno scritto di Leonardo Sciascia e lโindice delle fotografie con i relativi titoli. Formato della cartella: 35×48 cm.
Enzo Sellerio
Enzo Sellerio nasce a Palermo nel 1924, laureandosi in Giurisprudenza a soli vent’anni. Nel 1947, la nomina ad assistente presso la facoltร di Economia e Commercio della cittร natale, gli apre la via verso quella che potrebbe essere una fulgida carriera universitaria ma, stimolato dagli ottimi primi risultati conseguiti nell’attivitร di fotografo, nel 1952, due anni dopo essersi dedicato a tale mezzo espressivo, abbandona l’insegnamento e si dร completamente alla fotografia. Collabora con il periodico “Il Mondo” e successivamente con le testate straniere “du”, “Vogue” e “Fortune”. Nel 1969 fonda l’omonima casa editrice, che tuttora riscuote un grande successo internazionale, occupandosi della sezione relativa alle pubblicazioni d’arte e fotografia. Partendo dalla sua prima esposizione presso la galleria L’Obelisco di Roma (1956), numerosissime sono state le sue partecipazioni ad esposizioni personali e collettive, in Italia ed all’estero, come numerosi sono stati i volumi dove le sue fotografie sono state pubblicate e quelli a lui completamente dedicati.
โIn quelle immagini cโรจ tutta lโironia e la poesia di questo bellissimo uomo, figlio dellโincontro tra una ricca ebrea di Grodno (oggi in Bielorussia), Olga Andes, studentessa di letteratura tedesca, e un geniale siciliano andato a Berlino a studiare Fisica (agli inizi del Novecento Palermo era uno dei principali centri del mondo per lo studio della Matematica e della Fisica).
Sellerio รจ stato un uomo inquieto che ha seguito con coraggio il proprio istinto, senza mai sedersi sugli allori. Apparentemente dispersivo e sprecone, ma sempre coerente a unโidea della propria vita che ha saputo assecondare nelle varie attivitร alle quali si รจ dedicato. A 23 anni era giร in cattedra a Giurisprudenza, allievo e assistente del ministro democristiano Franco Restivo. In comune avevano non le idee politiche, ma la passione e la collezione dei delicati e colorati ex voto dipinti sul vetro, che si contendevano a giro per la Sicilia.
Forse da lรฌ venne la sua scoperta della fotografia, intesa come rovescio della realtร .
Dopo i 30 anni, abbandonรฒ la carriera accademica e iniziรฒ a fare il fotografo. Questa nuova attivitร gli riuscรฌ talmente bene che divenne rapidamente celebre (considerato un esponente di spicco del Neorealismo) e richiesto (lavorรฒ per Vogue e Fortune e gli fu proposto di lavorare in America). Ma, nonostante il successo, anche della fotografia si stufรฒ: aveva evidentemente bisogno sempre di andare oltre. Era forse piรน un letterato che fotografava, che un vero e proprio fotoreporter. Lo interessavano gli aspetti surreali del mondo. E in Sicilia non doveva esser facile avere questo sguardo. Lโeccesso drammatico della realtร deve avergli affievolito lโispirazione, o meglio: tolto la motivazione professionale e umana.
Aprรฌ a Palermo una piccola galleria dโarte e, proprio in quei locali, nel 1969, spinto da unโidea maturata nelle chiacchiere con Leonardo Sciascia e Antonio Buttitta, fondรฒ, assieme alla moglie Elvira Giorgianni, la casa editrice Sellerio Editore. Nel 1983 si divisero le loro sfere di interesse e anche di vita: a Elvira rimase la casa editrice, con i romanzi e i saggi, a Enzo una nuova impresa editoriale dedicata allโarte e alla fotografia, oltre a testi storici sulla Sicilia. In comune rimasero i figli: Antonio e Olivia. Le due case editrici stanno nello stesso palazzo, sullo stesso pianerottolo (e anche le loro abitazioni sono a due passi da lรฌ). La raffinatezza e la cura editoriale rimangono la cifra comune dei loro libri.
Molto prima di conoscerlo di persona, ho amato le sue straordinarie foto. Tra quelle che mi ha regalato ce nโรจ una, in particolare, che mi ha sempre emozionato, perchรฉ sintetizza perfettamente la Sicilia dei miei nonni, come la vidi quando ci andai per la prima volta, alla metร degli anni sessanta: un gruppo di uomini che chiacchiera in piazza, attorno a uno striminzito oleandro.
Sellerio ha avuto il dono di uno sguardo preciso e affettuoso: come quando fissรฒ il contadino che trascina lโasino con sullo sfondo unโimmensa portaerei; o i due bambini, uno piรน alto e lโaltro piรน piccolo, che portano due poltrone, appoggiandosele sulla testa, in un buffo corteo scalare; o, la celebre esecuzione infantile, che imita una fucilazione, nel quartiere della Kalsa.
Enzo Sellerio, quando lโho incontrato per la prima volta due anni fa, mi dette lโimpressione di una grande vitalitร e curiositร , anche se mascherata dietro unโespressione amara e un poโ stanca. Mi fece visitare la sua casa editrice, mostrandomi le nuove pubblicazioni, con orgoglio e lโentusiasmo di un giovinetto appena entrato nel mondo dellโeditoria.
Mi regalรฒ la preziosa cartella 16 fotografie siciliane dallโarchivio di Enzo Sellerio presentate da Leonardo Sciascia (Tipografia Torinese Editrice, 1969), raccomandandomi di non far tanto caso alle foto, quanto al procedimento di stampa (rotocalco piano) โoggi purtroppo in disusoโ.โ
(Francesco M. Cataluccio, Doppiozero.com)
โOgni fotografia riuscita รจ unโazzardata sfida dellโintelligenza che mette in prospettiva non solo lโoggetto veduto ma anche il soggetto che lo vede. Lungo le simmetrie di tale azzardo ha lavorato uno dei piรน grandi e irregolari dei nostri fotografi, Enzo Sellerio (1924-2012). Tra le pubblicazioni piรน introvabili prodotte da questo cacciatore di motivi e figure del reale, cโรจ la sua unica cartella delle โ16 fotografie sicilianeโ, stampata il 15 novembre 1969 dalla Tipografia Torinese.
ร una meditata crestomazia di visioni, dalla voluta forma francescana, che raccoglie 16 tavole fotografiche in bianco e nero sciolte di 47 per 35 centimetri ognuna, incise da lastre di rame secondo la tecnica, ormai dismessa, del rotocalco piano.
Figuratevi Sellerio allโopera come il piรน caparbio degli editori-artigiani concentrato a dosare proporzioni e temperature delle proprie immagini, sino al risultato finale che, solo a suo giudizio, รจ quello giusto e questโantologia personale รจ un esemplare esercizio di sottrazioni.
Nel distillare il proprio incantamento, lo sguardo di Sellerio elude, come sempre, ogni tentazione simbolica. Ci ammalia lโessenzialitร della sua rappresentazione di unโumanitร umilissima, fissata negli attimi in cui si scompone vitalisticamente, in quellโaspra Palermo dei rioni (Monte di Pietร , Ballarรฒ, Kalsa) come nel ventre duro di una certa Sicilia remota (Montelepre, Cefalรน, Isnello, Randazzo, Racalmuto, Gela). E’ il racconto di una situazione socialmente degradata che si consegna al tempo, unitamente al geometrico trovarsi in media res di colui che ne fotografa lo scheletro. Queste figure fatali di donne bambini e uomini, concentrate nel loro chiassoso o silenzioso vibrare, sono immagini che respingono ironicamente ogni didascalia. Persino Leonardo Sciascia, nella sua introduzione, sembra intimidito dallโevidenza di queste fotografie, che si trovano riprodotte in selezioni piรน recenti e perรฒ mai con le stesse dimensioni e pregevolezze.
Solamente una di loro ha avuto il commento dello stesso Sellerio, quella memorabile dei ragazzini di Palermo che mimano una fucilazione (pubblicata nel 1971 dalla rivista โLifeโ): ยซRegistrai quella scena perchรฉ era soltanto un gioco. E il gioco รจ quella forma in cui, piรน di ogni altra, la vita dovrebbe essere vissuta: per questo avevo scelto la fotografiaยป.”
(Umberto Cantone, La Repubblica, ed. Palermo)