Pier Luigi Colli
Un’avventura che parte dai ricami
È il 1855 quando Pietro Colli, a Torino, fonda la MIRAM (Manifattura italiana ricamo a mano), azienda specializzata nella produzione di ricami e rivestimenti per poltrone e divani.
L’azienda ha sede nel cuore del centro storico cittadino, in piazza Castello 16. Nel 1921 Pietro Colli cede l’attività ai figli, Teresa, Maria e Pier Luigi.
In una Torino particolarmente attiva nell’industria dell’arredo, è da citare un’altra grande manifattura torinese: la Martinotti. Fondata nel 1931 da Giuseppe Martinotti e fornitrice di arredi di pregio per la corte sabauda, realizzava pezzi connotati da uno stile eclettico tipicamente ottocentesco, generalmente realizzati in legni esotici con intarsi in avorio e tartaruga. Per l’epoca, la Martinotti rappresentava il top dell’internazionalità, avendo addirittura partecipato all’esposizione di Filadelfia del 1875.
Le due aziende si uniscono
I destini dei due marchi si uniscono nel 1902, anno decisivo per Torino che, ospitando l’Esposizione Internazionale dell’Arte Decorativa Moderna, diventa la culla della diffusione del Liberty in Italia. Nella mostra la Martinotti esponeva un interno in cui tutta la parte tessile, dai tendaggi fino ai rivestimenti delle sedute, era firmata da Colli.
Il 1926 rappresenta un momento di svolta per la vita dell’azienda: viene infatti acquisita la ditta Martinotti, e dalla fusione nasce la “Colli dal 1831“, in cui la data fa riferimento alla fondazione della ditta Martinotti. Ciò consente all’impresa torinese la possibilità di realizzare in proprio tutte le componenti nel campo dell’arredamento di interni di lusso.
Ma torniamo a Pier Luigi: la sua vocazione è precoce, nei primi anni del secolo decide di andare a studiare a Parigi, dove frequenta l’Ecole des arts décoratifs e dove, nel ‘25 visita la celebre esposizione di arti decorative.
Figura particolarmente carismatica, porta una ventata di energia nell’azienda. Grazie a Parigi, Pier Luigi intreccia contatti con il beau monde internazionale, importa dalla Francia i vetri di Lalique e ne diventa rivenditore. Intanto la clientela di Colli si amplia e arrivano committenze speciali, come la realizzazione del Treno Reale dei Savoia con la Fiat, o l’aula magna dell’Università di Torino.
Il successo di un marchio si misura anche sull’apertura ad instaurare collaborazioni con i grandi progettisti del suo tempo, nel caso di Colli sfociate in importanti sodalizi creativi: da Gio Ponti, che si affida al marchio per la Richard Ginori a Roma, fino a Carlo Mollino, che con Colli crea i corrimano dell’auditorium RAI e i serramenti del Teatro Regio a Torino; sempre a Torino, gli architetti Morbelli collaborano con Colli per l’arredo del grattacielo RAI, e gli architetti Gabetti Isola per gli interni della Borsa Valori.
Gli anni ’40 e ’50
In questi decenni Colli è all’apice della produttività, con una filiale anche a Roma. La sezione del ricamo e del tessile continua a essere un suo punto di forza, mantenendo vivi i rapporti con la Francia e i suoi grandi maestri. E così, un altro trademark di Colli diventa il “textured carpet”, un tappeto in cui la decorazione non è dettata dal disegno, bensì dalla diversa altezza del pelo.
Pier Luigi muore nel 1968, e gli succede la figlia Claudia. E’ un anno di rottura rispetto al passato. Sotto la nuova direzione artistica di Giorgio De Ferrari viene creata la Colli2, una collezione di mobili su disegno di Guido Drocco e Franco Mello, lo Studio 65, Giuseppe Raimondi, progettisti che in seguito diverranno tra i più conosciuti designer torinesi.
L’azienda però non è preparata a realizzare mobili “per tutti” con criteri seriali. La produzione, pur di altissimo livello, a causa della distribuzione di vendita limitata, non avrà successo. I tempi sono ormai cambiati e l’azienda di lì a poco dismette gli impianti produttivi e liquida i dipendenti, rimanendo attiva come solo studio di progettazione fino all’inizio degli anni ‘80.
L’eclettismo di Pier Luigi Colli
Lo stile di Colli si contraddistingue per una lavorazione artigianale e minuziosa delle superfici dei mobili: il legno e il metallo sono infatti trattati (quasi fossero un ricamo) con minuti intagli geometrici nelle gambe, nei braccioli, nei cassetti e negli sportelli oltre che con godronature, incisioni e scalanature. Particolarmente apprezzati dal pubblico sono stati i mobili in ferro battuto e dorato quali consolle, sgabelli, sedie, tavolini, comodini e specchiere. La superficie del ferro veniva finemente decorata con intagli e arabeschi. All’oro della struttura venivano spesso contrapposti tessuti di colore acceso come il rosso o il verde per creare contrasto e risaltare a vicenda.
Fonti: Wikipedia – MuseoTorino Colli – MuseoTorino Martinotti